Non ci soffermiamo sull’importanza della Biodiversità per mantenere l’equilibrio dell’ambiente a livello globale, argomento che esula dai contenuti di questa enciclopedia dedicata ai prodotti tipici ovvero legati a un territorio.
Biodiversità animale
In questa sede ci interessa ciò che riguarda le specie che contribuiscono all’alimentazione umana in particolare nel nostro territorio. Prevale l’interesse per le specie domestiche perché solo con queste l’uomo può intervenire, sia chi produce carni attraverso le sue scelte produttive, sia il consumatore con le sue scelte d’acquisto con cui può condizionare la produzione. Ed è importante mettere in evidenza quest’ultimo aspetto.
Cattiva gestione del patrimonio naturale
Ultimamente, tuttavia, l’uomo ha inciso profondamente anche sulla Biodiversità nell’ambito delle specie selvatiche, soprattutto per quanto riguarda quelle acquatiche, sia inquinando o modificando in modo molto significativo alcuni ambienti, sia con immissioni nell’ambiente di specie alloctone (l’esempio più tragico è quello dei siluri nelle acque interne), sia con lo spostamento, a scopo di ripopolamento, di selvaggina. Molto spesso quest’ultima ha un patrimonio genetico diverso da quello della popolazione locale, non è in grado di adattarsi, si ammala e provoca epidemie che coinvolgono anche gli esemplari che hanno sempre vissuto nel medesimo luogo. Oppure, al contrario, in condizioni normali sono più forti e provocano la scomparsa degli esemplari autoctoni con un conseguente impoverimento del patrimonio genetico: apparentemente, infatti, la specie si è rinforzata, in pratica, invece, può aver perso caratteristiche importanti in situazioni di emergenza congiunturali in quel territorio, come, facendo l’esempio più banale, annate molto più fredde o più calde del consueto.
Dinamismo delle abitudini alimentari
Tornando alle specie domestiche, ci troviamo in un’epoca in cui la globalizzazione rende molto dinamiche le abitudini alimentari, mettendo a disposizione specie che ampliano il panorama delle carni disponibili, per esempio da noi gli struzzi. Addirittura presto potremo – o, secondo alcuni profeti catastrofisti, dovremo – accontentarci degli insetti. Del resto non è proprio un fenomeno nuovo: in passato i pavoni non erano allevati per la loro bellezza ma per le loro carni, il bufalo domestico (pur se forse c’era già una razza autoctona) l’hanno portato i Longobardi. Il problema della Biodiversità animale per quanto riguarda il cibo in Italia, tuttavia, ci interessa particolarmente per quanto si riferisce alle specie domestiche comuni perché sono queste che, nel corso dei secoli, a volte i millenni (raramente solo i decenni), si sono adattate all’ambiente in cui vivevano e, purtroppo, non sempre vivono ancora.
Le razze industriali
Ma quali razze dobbiamo tutelare? Ci sono una Biodiversità buona e una Biodiversità cattiva? Purtroppo sì: nel XX° secolo si è andata via via sviluppando una ricerca volta a ottenere razze sempre più adatte a una produzione industriale intensiva, fino al punto di diminuire fortemente i tempi di crescita e di raggiungimento delle caratteristiche morfologiche e biologiche di animale adulto, di produrre quantità di latte incompatibili con caratteristiche nutrizionali equilibrate (salvo l’uso della chimica nell’alimentazione dell’animale), di allevare con modalità che si possono ritenere vera e propria tortura dell’animale… Se poi giungiamo all’aberrante pretesa di creare – di fatto – forme di vita ex novo, ovvero agli OGM, andiamo ad affrontare un tema che ha valenze etiche che non è il caso di affrontare in questa sede. Basti dire che, per motivi naturali e di inclinazione dell'”uomo economico”, l’introduzione degli OGM sarebbe la morte della Biodiversità.