Sopressa vicentina
- Veneto
- Salumi e carni secche
- DOP
- Prodotti a base di carne (riscaldati, salati, affumicati)
La prima testimonianza storica di questo insaccato ci arriva da un dipinto del 1577 di Jacopo e Francesco dal Ponte etti I Bassano, Cristo in casa di Marta Maria e Lazzaro conservato a Palazzo Pitti. A dire il vero a noi vengono molti dubbi perché l’insaccato che un personaggio della tela si accinge a tagliare ci pare più un salame che una Sopressa. Sono pervenute ad oggi, comunque, anche altre numerose testimonianze storiche che hanno documentato e confermato la storia più che secolare di questo prodotto.
La Sopressa è l’insaccato più pregiato della salagione del maiale e veniva prodotta tradizionalmente in inverno da maiali di almeno 15/16 mesi. Oggi generalmente è prodotta da settembre a maggio se non per tutto l’anno e da maiali spesso più giovani ma comunque di almeno un anno. Comprende le parti magre dell’animale, comprese quelle dei tagli più nobili e un 30% di pancetta e altri tagli grassi, dopo averle ben raffreddate vengono macinate a grana medio-fine, conciate con sale, pepe, spezie miste, aglio, eventualmente vino e salnitro (nitrato di potassio o E252). Il tutto viene impastato con cura per amalgamare bene il grasso con il magro. Segue l’insacco in budello naturale del diametro da 10 a 20 cm, la foratura e la legatura generalmente a mano con lo spago in pezzature da 1 kg a 3 kg, pur se in passato erano frequenti Sopresse anche assai più pesanti, oggi rare.
Dopo un breve sgocciolamento segue la fase più delicata, l’asciugatura: 4 o 5 giorni, a volte anche una settimana, a una temperatura decrescente dai 22/24°C ai 10/12°C. Infine la lunga stagionatura, preferibilmente in cantine naturali fresche e umide, che, per una Sopressa di pregio, non dovrebbe essere inferiore ai 4 mesi e arriva fino a un anno e più. Tuttavia la diffusa tradizione di mangiarla con la polenta calda fa preferire a molti una Sopressa meno stagionata.
La pasta appare morbida ma compatta, con grana medio-fine e con il magro e il grasso poco distinguibili tra loro, profuma di speziato con un’eventuale fragranza di erbe aromatiche ed eventualmente d’aglio (di solito non invasivo) e con un gusto leggermente dolce, pepato e sapido.
COMMENTI E CONSIGLI
A confronto di molti altri disciplinari, che permettono di tutto, il fatto che siano consentiti
– addirittura imposti se si legge in modo letterale il testo – gli zuccheri (in dose molto bassa) e gli starter sembrerebbe un peccato assai meno grave.
È positiva, oltre all’esclusione dei nitriti, la limitazione ad allevamenti e aziende produttrici
collocate nel territorio provinciale.
Purtroppo, però, l’insieme del disciplinare, a cominciare da una alimentazione dei suini
troppo permissiva e la possibilità di utilizzare maiali molto giovani (9 mesi), mostra la tendenza a una standardizzazione spinta del prodotto e a privilegiare gli allevamenti intensivi ben lontani da un autentico rispetto del benessere animale. Ciò è grave perché è proprio in provincia di Vicenza, in particolare verso le Valli del Pasubio, dove la Sopressa è sempre stata più rustica, artigianale, con profumi gradevoli di cantina grazie alla fermentazione spontanea dovuta a microrganismi autoctoni, caratteristica in gran parte persa con l’utilizzo degli starter e di ambienti non naturali troppo sanitizzati. Di fatto i sapori autentici della storica Sopressa vicentina sono scomparsi se non ci limitiamo al prodotto di pochi artigiani che non aderiscono alla DOP.
La selezione dell’Accademia delle 5T dove acquistare la Soprèssa Vicentina:
(l’ordine dei prodotti NON costituisce una classifica di merito ma dipende dalla data di inserimento)
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Ristoro Camere Prodotto biologico
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