Pomodorino del Piennolo del Vesuvio
- Campania
- Ortofrutticoli e cereali, freschi o trasformati
- DOP
- Verdura fresca
In provincia di Napoli, sulle pendici del Vesuvio, si coltivano ecotipi locali di pomodoro Lycopersicon esculentum), pomodorini che localmente è conosciuto con vari nomi popolari: “Fiaschella”, “Lampadina”, “Re Umberto”, ecc.
Di colore rosso intenso, crescono su piante che si sviluppano in verticale fino a raggiungere gli 80 cm/1 m di altezza legate a gruppi di tre, creando la cosiddetta “capannina” che permette alle bacche di non toccare il suolo e di essere colpite uniformemente dal sole che le fa maturare.
La forma è oblunga con l’apice appuntito. Il sapore è dolce-acidulo.
Ovviamente la particolarità di questa coltivazione risiede nel suolo lavico sabbioso tendente all’asciutto e ai forti sbalzi termici fra giorno e notte che favoriscono la formazione di una buccia consistente e prevengono in modo naturale le malattie parassitarie.
La raccolta avviene rigorosamente a mano tra la fine di giugno e quella di agosto.
La buccia consistente permette al pomodoro di potersi conservare a lungo nel tempo: per questo da almeno due secoli i pomodorini vengono legati a grappolo con un filo di fibra vegetale a cui viene data una forma circolare, il “piennolo”, che è poi appeso e conservato in un luogo asciutto e ventilato.
A Portici (NA) si parlava di pomodoro vesuviano già nel 1885. Si racconta che le mogli dei pescatori, abili nel riparare le reti, utilizzassero le stesse tecniche per intrecciare le fibre creando le strutture che ancora oggi sorreggono i pomodori.
Sicuramente si tratta di un prodotto importantissimo per la cultura napoletana: non serve cercare troppo a lungo tra i presepi di Via San Gregorio Armeno a Napoli per trovare le riproduzioni del piennolo persino al loro interno.
COMMENTI E CONSIGLI
Le famiglie del posto preparano la tipica conserva “a pacchetelle” tagliando il pomodoro in senso longitudinale e conservandolo in vasi di vetro.
Molteplici sono gli usi che si fanno di questo prodotto appena raccolto: dalle bruschette alla caprese.
Il disciplinare della DOP è davvero severo e corrispodente alla tradizione, ma soprattutto evidenzia e impone, in ogni dettaglio, tutto ciò che garantisce l’effettiva diversità del prodotto grazie ai particolari terreni e microclima e alle abilità ataviche dei contadini del posto: per quanto riguarda la coltivazione, non sono permessi ibridi né l’utilizzo di ambienti chiusi o con un suolo diverso da quello descritto, così come, per quanto riguarda la conservazione sono esclusi qualsivoglia conservanti o additivi.
Contatti
Accademia delle 5 T
info@enciclopediadeiprodottitipici.it
P.IVA 04891360960
Sede legale
c/o Studio Finetti
Piazza Velasca, 6
20122 Milano (MI)



