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Il buonenrico (Chenopodium bonus-henricus) è un parente stretto dello spinacio, si può anzi definire lo spinacio di montagna. Ha almeno una cinquantina di nomi dialettali diversi – orapi, paruch, cugoi, gasala, farinella… – ed è tipico dei terreni grassi che stanno a valle delle malghe e delle stalle di montagna.
In quasi tutte le valli alpine e in gran parte di quelle appenniniche è una specialità delle malghe e dei rifugi di montagna che lo utilizzano nel breve periodo in cui è giovane e tenero e che varia da fine aprile a giugno. I più attrezzati lo scottano e surgelano per accontentare gli ospiti durante tutta l’estate.
Le foglioline giovani, astate e con picciolo, tipiche perché cosparse di una bianca e ruvida farina sulla pagina inferiore, sono ottime in particolare per gli gnocchi verdi (strangolapreti), contorni saltati al burro, ripieni di ravioli, risotti e via dicendo. I piatti col buonenrico, a parte gli indubbi pregi nutrizionali simili ma superiori, grazie agli ambienti più sani di crescita, a quelli degli spinaci coltivati, hanno una freschezza del tutto particolare, si può dire che sappiano di natura: se una malga o un ristorante li propone sono assolutamente da non perdere.
La pianta che ci dona questo salutare alimento ebbe da Linneo nel Systema naturae (inizio di pubblicazione nel 1735) il nome di Chenopodium bonus-henricus in riferimento a una leggenda che riguarda il re di Francia Enrico IV che, in un anno di carestia, permise ai contadini di cibarsi di questo pregiato e prezioso spinacio selvatico fino ad allora riservato alla mensa reale!
“Parigi val bene una Messa”, è la frase che lo rese famoso: la pronunciò quando, ancora Enrico III di Navarra, dovette giustificare una spettacolare ma ambigua abiura necessaria per diventare re di Francia. Era infatti il capo degli Ugonotti (calvinisti) nella guerra cosiddetta dei tre Enrichi, un momento fondamentale – siamo negli ultimi anni del XVI secolo – della storia di Francia. Definita guerra di religione, paradossalmente terminò a favore di un protestante miracolosamente diventato cattolico: fu lui a inaugurare una dinastia che durerà, pur con la parentesi napoleonica, due secoli e mezzo.
COMMENTI E CONSIGLI
Raccogliere il Buonenrico non è facile come una volta perché – come per certi funghi – ormai i raccoglitori anche di città si sono moltiplicati. Ma con buone gambe che permettono di raggiungere gli alpeggi dove non si arriva in macchina si può ancora riempire il cestello pur di arrivare al momento giusto perché quando cresce troppo diventa duro e amaro. Va infatti raccolto quando non appare o è ancora appena accennato il fusto.
Non è gradevole crudo e, per valorizzarne appieno i pregi nutrizionali, va cotto senz’acqua ma lasciandolo appassire, leggermente salato, in una casseruola coperta finché non riassorbe la sua acqua di vegetazione; oppure può essere saltato in padella con olio (o burro o lardo) e sale, eventualmente aglio. Tuttavia, se cotto in acqua, quest’ultima, ricca di sali minerali, va conservata e aggiunta a un brodo o a preparazioni in umido.
La selezione dell’Accademia delle 5T dove acquistare il Buonenrico :
(l’ordine dei prodotti NON costituisce una classifica di merito ma dipende dalla data di inserimento)
Legenda:
Ristoro Camere Prodotto biologico